Afleveringen

  • Dio promise ad Abraamo una discendenza e una terra. Queste promesse si sarebbero compiute in due momenti. Il primo momento corrisponde all’antico patto e alla storia della nazione d’Israele e del suo ingresso nel paese di Canaan. Israele era la discendenza promessa e Canaan era la terra promessa.

    Tuttavia, queste promesse non erano la fine, perché Dio promise ad Abraamo che in lui sarebbero state benedette tutte le famiglie della terra. Il secondo e definito momento corrisponde al nuovo patto. La promessa divine relative alla discendenza è adempiuta nei credenti e nei loro figli e la promessa della terra è adempiuta nei nuovi cieli e nella nuova terra che verranno.

    Oggi, i cristiani di ogni lingua, tribù e nazione sono eredi delle promesse di Dio ad Abraamo. Si tratta di promesse adempiute in Cristo, colui che è la vera progenie di Abraamo e che ha inaugurato il nuovo patto. Il patto con Abraamo rende più sicuro la nostra fede, perché esalta l’opera di Cristo, la progenie di Abraamo. Siccome Gesù è stato fatto maledizione per noi, soffrendo la realtà del giuramento di sangue in Genesi 15, abbiamo la certezza della redenzione e di non essere più sotto la maledizione della legge. Questa consapevolezza ci darà gioia nel cuore e ci aiuterà a vivere con gratitudine verso Dio per tale redenzione.

    Inoltre, il patto con Abraamo ci mostra che in Cristo siamo diventati anche noi progenie di Abraamo ed eredi secondo la promessa. La buona novella del vangelo è che in Cristo, il figlio di Abraamo, abbiamo ricevuto vita eterna e libero accesso alla presenza di Dio.

    In quest’episodio, i pastori Mike, Gavino e Vincenzo parlano del patto con Abraamo.

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  • Spesso, come cristiani, siamo consapevoli del carattere anti-cristiano della cultura occidentale. Nonostante questo, sembra che l'immaginario collettivo non sfugga al senso di colpa e alla coscienza di una qualche giusta condanna. Infatti, ogni anno esce qualche nuovo film sulla lotta per la sopravvivenza di alcuni uomini scampati a un cataclisma. Che si tratti della minaccia nucleare, dell'invasione aliena o della catastrofe ambientale, i toni apocalittici sono sempre presenti. Il protagonista è sempre un qualche Noè che scampa la distruzione per dare all'umanità un nuovo inizio. Eppure, non importa quanto inverosimili siano questi film: la loro presenza e popolarità sembra rispecchiare il senso di colpa degli uomini e il terrore che, un giorno, il mondo sarà distrutto. indipendentemente se il cataclisma sia opera dell'uomo oppure no, l'impressione è che il mondo non possa continuare a sopravvivere e che gli uomini dovranno ricominciare da capo.

    La Bibbia ha qualcosa do molto chiaro da dire al riguardo. Il Signore Gesù ha promesso di distruggere il mondo ancora una volta alla sua seconda venuta. Nondimeno, tale distruzione porterà ai nuovi cieli e alla nuova terra, dove il suo popolo dimorerà con lui nei secoli dei secoli. Per coloro che sono in Cristo, quel giorno non è motivo di paura. Piuttosto, anticipiamo nei nostri cuori quel giorno, attendendo la redenzione del corpo. Nel frattempo, Dio ha annunciato anticamente che non ci sarebbero stati altri Noè nella storia umana. Il Signore del cielo e della terra ha promesso di non sommergere più il mondo con un diluvio. Non importa quante profezie catastrofiche siano annunciate: la promessa di Dio è quella che rimane valida e il suo arcobaleno risplende ancora dopo ogni temporale!

    Il patto con Noè è il cosiddetto "patto della grazia comune" con l'umanità, che vive quotidianamente sotto il sole. Il peso teologico di tale patto è notevole e le sue ricadute numerose: mostra che Dio governa un mondo pieno della sua bontà; spiega quali siano le responsabilità e il ruolo degli uomini sulla terra; indirizza addirittura a Cristo. Quindi il patto con Noè è cruciale per comprendere la storia dell'umanità e costituisce un aspetto integrante della teologia del patto.

    In quest'episodio, i pastori Mike, Vincenzo e Gavino parlano del patto con Noè, cioè quel patto di grazia "comune" stabilito rispetto alla terra, per cui, nonostante il peccato e la corruzione degli uomini, Dio preserverà il suo ordine fino alla consumazione.

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  • Il patto di grazia è quel patto tra Dio e i credenti e i loro figli, in cui promette la salvezza mediante la fede in Cristo, il quale ha meritato la loro salvezza. Quindi, è quel patto mediante il quale tutti i credenti sono salvati. Il suo principio è in Genesi 3:15, dove Dio promette la venuta del Salvatore e continua attraverso tutta la storia della redenzione fino alla seconda venuta di Cristo. Nonostante il patto di grazia sia stato amministrato in modi diversi nelle vari epoche della storia redentiva, la sua sostanza permane identica in ogni periodo. Questo significa che sia nell’Antico Testamento sia nel Nuovo Testamento il modo in cui Dio salva i peccatori rimane invariato: solo per grazia, solo per fede, solo per Cristo! Cristo è l’unico mediatore dell’unico patto di grazia che raccoglie l’unico popolo di Dio attraverso tutta la storia della redenzione. In questo patto, la promessa di Dio è sempre la stessa: «Sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo».

    Il patto di grazia c’insegna che non siamo più sotto il patto delle opere e di conseguenza non siamo vincolati a Dio in base alla nostra ubbidienza alla legge.

    Nel patto di grazia Dio promette di accoglierci come giusti in virtù della giustizia del Figlio, il secondo Adamo; quindi, il patto di grazia ci aiuta a concentrarci sulla dottrina della giustificazione per sola fede. Mentre nel patto delle opere Dio dice: “Ubbidisci e vivrai”, nel patto di grazia dice: “Cristo ha ubbidito per te”.
    Il patto di grazia non ci promette che in questo mondo decaduto non saremo soggetti a complicazioni e disgrazie, come il resto degli uomini, ma ci promette il futuro glorioso che ci attende, rimandandoci continuamente alla meta che il primo Adamo non raggiunse mai e che il secondo Adamo ha assicurato per noi. Il patto di grazia c’insegna che questa vita passa e che il meglio deve ancora venire.

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  • Il patto delle opere è l’impegno assunto da Dio di dare a Adamo - e alla sua posterità in lui - vita eterna per la sua ubbidienza oppure morte eterna per la sua disubbidienza. La caduta di Adamo dinanzi al patto delle opere determina direttamente la nostra condizione umana. La sua disubbidienza è la causa per cui la morte si è estesa a tutti gli uomini. A motivo del suo peccato, la colpa è stata imputata a ciascuno di noi e abbiamo ereditato da lui una natura corrotta; la rottura del patto delle opere ci mostra che non siamo capaci di osservare la legge di Dio per meritare la vita eterna. Con la caduta di Adamo siamo morti; il suo peccato è anche nostro, insieme alla condanna della morte.

    Ma il patto delle opere stabilito con il primo Adamo esalta l’opera dell’ultimo Adamo. Se neghiamo o ritocchiamo la natura del patto delle opere, neghiamo o ritocchiamo anche la natura dell’opera di Cristo! Cristo è venuto come ultimo Adamo per essere il nostro rappresentante davanti a Dio. Così, ciò che Egli merita lo meritiamo anche noi.

    In quest’episodio, i pastori Mike, Gavino e Vincenzo prendono in considerazione il patto delle opere e perché è importante.

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  • Se sei un cristiano è perché Padre, Figlio e Spirito si sono accordati l’uno con l’altro nell’eternità per salvarti! Non sei cristiano perché sei migliore o più spiritualmente bendisposto di altri, ma perché il Padre ti ha eletto nel Figlio, perché il Figlio ha onorato le condizioni del patto e perché lo Spirito ti ha comunicato i benefici dell’opera del Figlio. Il patto della redenzione è quel patto stabilito nell’eternità tra il Padre – che ha dato il Figlio come redentore degli eletti in base alle condizioni necessarie per la redenzione – e il Figlio – che volontariamente ha acconsentito a soddisfare tali condizioni – e lo Spirito Santo – che volontariamente applica l’opera del Figlio agli eletti. Il patto della redenzione costituisce essenzialmente il piano di Dio per la nostra salvezza. Come un edificio o una nave si realizzano partendo da un meticoloso disegno d’ingegneria, così la nostra redenzione è stata disegnata sulla scrivania di Dio. Prima della creazione dell’universo, esisteva già un piano per mandare il Figlio come secondo Adamo, per porre rimedio alla tragedia della caduta del primo Adamo dinanzi al patto delle opere e alla promessa di condurre l’umanità alla gloria. Questo patto non è un piano di emergenza – una sorta di piano B – studiando per riordinare il caos causato da Adamo, invece è quello originale, relativo all’opera di Cristo e alla redenzione. È origine e fondamento del patto di grazia. Senza patto della redenzione non poteva esserci alcuna elezione, né incarnazione, né croce, né risurrezione e nessuna promessa di nuovi cieli e nuova terra.

    I pastori Mike, Gavino e Vincenzo spiegano che cos’è il patto della redenzione e perché è importante per la vita cristiana.

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  • Il concetto di patto è di vitale importanza per la vita cristiana. Il patto è il nostro vincolo sacro con Dio e il suo con noi. Chiunque abbia letto la Bibbia sa che la parola “patto” è molto usata e tutti i credenti hanno qualche familiarità con l’idea dell’antico e del nuovo patto, ma parecchi non conoscono quasi nulla della teologia del patto. In realtà, la teologia del patto è il metodo prescritto dalla Bibbia stessa, per aiutarci a interpretare le Scritture in modo coretto. La teologia del patto ci aiuta ad approfondire la nostra comprensione della salvezza di Dio e la comunione con il suo popolo, attraverso la persona e l’opera di Cristo. La teologia del patto è il modo in cui Dio ci ha rivelato il quadro generale del suo piano di redenzione, mostrandoci che la sua Parola è, dall’inizio alla fine, coerente e priva di contraddizioni.

    In quest’episodio, i pastori Mike, Vincenzo e Gavino inizia una nuova serie sulla teologia del patto.

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    https://www.beedizioni.it/home/52-il-vincolo-sacro-introduzione-alla-teologia-del-patto.html

  • Girolamo Zanchi è stato un teologo italiano della Riforma protestante nel XVI secolo. Nacque ad Alzano, presso Bergamo, nel 1516, Zanchi entrato nell’ordine dei Canonici Lateranensi e studiò teologia a Padova. Scoprì il Vangelo a Lucca mediante il priore dei Canonici Pietro Martire Vermigli. Scappato dall’Italia nel 1551, studiò a Ginevra, dove strinse amicizia con Giovanni Calvino. Trascorse gli ultimi vent’anni di vita tra Heidelberg, la più importante università tedesca, dove insegnò Antico Testamento e dogmatica. Nel 1585 scrisse De religione christiana fides (La fede cristiana) come confessione di fede per tutte le chiese riformate d’Europea.

    In quest’episodio, i pastori Mike, Vincenzo e Gavino parlano con il dott. Emanuele Fiume, pastore della Chiesa Valdese di Forano e un teologo che ha dedicato i suoi studi al ruolo di Calvino nel panorama della Riforma protestante e alla diffusione del pensiero riformato in Italia. Il dott. Fiume è l’autore di molti libri sulla Riforma protestante, fra cui: Giovanni Diodati: Un italiano nella Ginevra della Riforma; Il Sinodo di Dordrect: Predestinazione e calvinismo; Preghiere della Riforma; Il protestantesimo: Un’introduzione; La Bibbia ferita; Giovanni Calvino: Il riformatore profugo che rinnovò la fede e la cultura dell’Occidente. Inoltre, ha tradotto La fede cristiana di Zanchi in Italiano.

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  • In quest’episodio, i pastori Mike, Gavino e Vincenzo, con l'ospite speciale il Rev. Nazzareno Ulfo, parlano del libro del puritano inglese John Owen (1616-1683): "La mortificazione del peccato". Owen ci mette in guardia dal pericolo del peccato interiore. Sebbene abbiamo una nuova identità in Cristo, abbiamo ancora la capacità di peccare. La nostra giustificazione è completa, ma non la nostra santificazione, non ancora. Il pericolo, tuttavia, è che il peccato che alberga in noi può essere molto ingannevole e, se non mortificato, può rivelarsi molto distruttivo nella nostra vita. La buona notizia è che, a causa di Cristo, possiamo fare morire il peccato. Ci fornisce la capacità per spogliare il vecchio uomo e rivestire l’uomo nuovo! Come dice Owen: «Ecco, Cristo il Signore, che ha nel suo cuore tutta la pienezza della grazia e nella sua mano tutta la pienezza della potenza, è in grado di uccidere tutti i suoi nemici».

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    https://www.alfaeomega.org/home/577-296-la-mortificazione-del-peccato.html#/40-variante-copia_singola

  • Scrivendo ai Filippesi, Paolo afferma: “Colui che ha cominciato in voi un’opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù” (Filippesi 1:6). La promessa di Dio è di portare a compimento la salvezza che ha iniziato in noi. La settimana scorsa, abbiamo parlato della dottrina della grazia irresistibile, cioè dell’opera dello Spirito Santo che ci rigenera, ci dona la fede e ci unisce a Cristo. Quando Dio compie quest’opera, promette anche di portarla a termine. Secondo la Bibbia, il Padre ci ha eletti prima della creazione del mondo; il Figlio ci ha redenti con la sua morte e risurrezione; e lo Spirito Santo ci chiama a Cristo e ci fa perseverare nella fede fino alla morte.

    Ecco il quinto punto del Calvinismo: La perseveranza dei santi. Ascoltate la conversazione con i pastori Mike, Vincenzo e Gavino.

    https://chiesariformatafiladelfia.org/i-canoni-di-dort

    https://www.adfontesmedia.it/articoli/i-cinque-punti-di-calvinismo-la-perseveranza-dei-santi

  • La grazia irresistibile è una chiamata efficace dello Spirito Santo nel cuore di una persona, che la porta a Cristo. Quando Dio esercita questa grazia nell’anima, consegue l’effetto che intende conseguire. Senza tale chiamata, però, nessuno verrebbe a Cristo. Come Cristo stesso disse: «Nessuno può venire a me se il Padre che mi ha mandato non lo attira» (Giovanni 6:44). Ecco perché confessiamo nei Canoni di Dort: «La conversione di un peccatore deve essere attribuita a Dio, il quale come ha eletto i suoi da tutta l’eternità in Cristo, così li chiama efficacemente a suo tempo, dona loro la fede e il pentimento e, dopo averli liberati dal potere delle tenebre, li trasporta nel regno del suo Figlio, perché annuncino le virtù di colui che li ha chiamati dalle tenebre nella sua ammirabile luce e non si glorino in se stessi ma nel Signore» (CD III/IV.10).

    In questa puntata, i pastori Mike, Vincenzo e Gavino rispondono a domande come: Cosa significa “libero arbitrio”? È possibile resistere all’opera dello Spirito Santo? La rigenerazione precede la fede o la fede precede la rigenerazione? In che modo la dottrina della grazia irresistibile ci conforta?

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  • Quest’episodio è il terzo nella nostra serie: “Cosa è veramente il calvinismo: I cinque punti”.

    Quando parliamo dei cinque punti di calvinismo, intendiamo cinque dottrine bibliche sulla grazia di Dio, cioè:

    1. Predestinazione o elezione incondizionata

    2. Espiazione definita o “limitata”

    3. Depravazione totale o “radicale”

    4. Grazia irresistibile

    5. Perseveranza dei santi

    Questi cinque punti furono formulati dal Sinodo di Dort nel 1619 come risposta al documento conosciuto come “Rimostranza” degli Ariminiani. Insomma, il Calvinismo proclama un Dio che salva i peccatori, mentre l’Arminianesimo presenta un Dio che permette all’uomo di salvarsi. Ecco la differenza. Il principio principale di tutta la teologia riformata è questo: la salvezza viene dal Signore. Abbiamo bisogno di un Dio che possa salvarci perché non possiamo salvare noi stessi. Non possiamo salvare noi stessi perché siamo totalmente depravati.

    In questa puntata, i pastori Mike, Vincenzo e Gavino rispondono a domande come: Cosa significa il termine “depravazione totale”? Qual è la differenza tra “la depravazione totale” e “la depravazione assoluta”? Cos’è il “peccato originale” e perché questa dottrina è importante? Perché il lume di natura è inadeguato a consentire a un peccatore di giungere a una conoscenza salvifica di Cristo? Dio non fa ingiustizia all’uomo esigendo da lui, nella sua Legge, ciò che non può adempiere? Cosa sono il pelagianesimo, il semi-pelagianesimo e l’agostinianesimo? Qual è la differenza tra questi punti di vista del peccato e della natura umana? E in che modo la dottrina della depravazione totale ci aiuta a comprendere il Vangelo?

  • Questa è la seconda puntata della serie sui cinque punti di calvinismo. L’ultima volta, abbiamo parlato della dottrina della predestinazione o “dell’elezione incondizionata”. Questa volta prendiamo in considerazione la dottrina dell’espiazione “limitata” o “definita”. Dei cinque punti del calvinismo, questo è sicuramente il più controverso e forse quello che causa più confusione e preoccupazione.

    Perché la dottrina è controversa? Perché la domanda è: Per chi è morto Cristo? Cristo è morto solo per coloro che il Padre ha eletto prima della fondazione del mondo o anche per coloro che il Padre non ha eletto? Detto altrimenti, Dio ha semplicemente mandato Cristo alla croce per rendere la salvezza possibile? Oppure Dio, da ogni eternità, ha un piano di salvezza col quale, secondo la sua grazia straordinaria, ha finalizzato l’espiazione per rendere certa la salvezza del suo popolo? Ecco la domanda.

    Nel XVII secolo, il teologo riformato inglese John Owen scrisse un libro intitolato “La Morte della Morte nella Morte di Cristo” (1647). È un’esaustiva difesa della dottrina calvinista dell’espiazione limitata. L’oggetto principale del discorso di Owen è di chiedersi la semplice domanda se la morte di Cristo abbia reso la salvezza effettiva, oppure semplicemente possibile. Owen affermò vigorosamente la prima.

    Praticamente, Owen afferma che ci sono solo tre possibili risposte alla domanda: per chi è morto Cristo?
    1) Cristo è morto per tutti i peccati di tutte le persone (quello che insegna l’universalismo),

    2) Cristo è morto per alcuni dei peccati di tutte le persone (quello che insegna l’Arminianesimo),

    3) Cristo è morto per tutti i peccati di alcune persone (quello che insegna il Calvinismo).

    In quest’episodio, i pastori Vincenzo, Gavino e Mike parlano della dottrina “espiazione limitata”.

    https://www.adfontesmedia.it/articoli/i-cinque-punti-di-calvinismo-espiazione-limitata

    https://www.youtube.com/watch?v=Jgaoq1ZBS1I&list=PL9f0muYtYiQtwB3_BXiDjKTlz1E4Bifcy&index=2

    https://chiesariformatafiladelfia.org/i-canoni-di-dort

  • La differenza cruciale tra il calvinismo e l’arminianesimo si riassuma nella parola “grazia”. Il calvinismo proclama un Dio che salva i peccatori. L’arminianesimo, invece, parla di un Dio che permette all’uomo di salvarsi. Il principio principale di tutta la teologia riformata è questo: la salvezza viene dal Signore. Si tratta della grazia sovrana di Dio dall’inizio alla fine.

    Ma cosa significa che siamo stati scelti da Dio prima della fondazione del mondo? Che cos'è la dottrina della “predestinazione” o dell’ “elezione incondizionata”? Cosa significa le parole di Gesù: «Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi» (Giovanni 15:16)? L'elezione si basa sulla previsione della fede? La dottrina dell'elezione ci rende indifferenti all'evangelizzazione e alle missioni? Se Dio ha già eletto coloro che vuole salvare, perché dovremmo preoccuparci di predicare il Vangelo?

    In quest’episodio, i pastori Vincenzo, Gavino e Mike rispondono a queste e altre domande.

    https://chiesariformatafiladelfia.org/i-canoni-di-dort

    https://www.adfontesmedia.it/articoli/i-cinque-punti-di-calvinismo-elezione-incondizionata

    https://www.coramdeo.it/negozio/evangelizzazione-e-sovranita-di-dio/

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  • Francesco Turrettini (1623-1687) fu uno dei più importanti teologi riformati del XVII secolo e promotore dello sviluppo di un movimento noto come ortodossia protestante. La sua L’istituzione della teologia persuasiva è una delle principali opere dogmatiche riformate e ha mantenuto la sua influenza soprattutto perché venne utilizzata ai seminari presbiteriani negli Stati Uniti. L'opera è logica, chiara e deliberatamente polemica nella forma, difendendo la posizione confessionale riformata, mentre è accompagnato da una grande esposizione positiva di argomenti teologici. Oggi, tuttavia, Turrettini può essere letto in italiano, grazie a Pietro Bolognesi, che ha tradotto e pubblicato una gran parte dell’Istituzione. In questa puntata, i pastori Mike, Gavino e Vincenzo dialogano con il pastore Bolognesi sulla vita e la teologia di questo gigante svizzero-italiano, Turrettini.

    L’Istituzione in italiano:

    https://www.beedizioni.it/23-istituzione-della-teologia-persuasiva

    In inglese:

    https://www.prpbooks.com/authors/francis-turretin

  • Per molti, tuttavia, il Natale non è più una festa cristiana, è una festa, punto. Una grande, luminosa, divertente festa per condividere e dimostrare affetto alle persone care, ma non può essere troppo cristiana. In effetti, alcuni si offendono per gli auguri di Natale. Dicono che è meglio dire “Buone feste” e non “Buon Natale”. Dicono che, per essere più politicamente corretti e inclusivi, dovremmo lasciare Cristo fuori dalla festa.

    Altri, invece, non sono così offesi dalla presenza di Gesù a Natale. Per loro, il presepe è solo un’antica tradizione italiana. Dicono che Gesù Bambino è un simbolo universale di pace. Addormentato nella mangiatoia, il bambino rappresenta il modo in cui noi dovremmo vivere: gentile, mite e innocente. Per molti che interpretano la nascita di Gesù in questo modo, il vangelo non è altro che un potente mito, progettato per insegnarci una buona lezione morale.

    Ma la Bibbia ci dice qualcosa di diverso. Il Natale è molto più delle tradizioni che ci piacciono o del materialismo che non ci piace! Non è solo una festa per la famiglia. Non è solo un momento per essere gentili e generosi. Quelle cose vanno bene, ma non sono il vero significato del Natale.

    Il Natale rappresenta un ricordo annuale della più grande storia mai raccontata: la venuta del Figlio di Dio in questo mondo per redimerci. Quindi, il Natale è una festa che celebra la promessa di Dio!

    Ascolta la conversazione tra i pastori Mike, Gavino e Vincenzo.

    adfontesmedia.it

  • In 1 Corinzi 1:23, l’apostolo Paolo afferma: «ma noi predichiamo Cristo crocifisso». Perché Cristo nella sua Persona e nella sua Opera dev’essere il punto principale di ogni sermone? Tutta la Bibbia riguarda la storia della redenzione di Dio, seguendo il suo sviluppo dalla Genesi all’Apocalisse, si tratta di un libro che narra una storia sul palcoscenico della storia umana.

    Quindi, la predicazione fedele a tutta la Scrittura non solo spiega il testo e afferma le richieste di Dio, ma mette anche in luce il Vangelo che rendono possibile la santità del credente. Un sermone non è solo una semplice lezione di teologia sistematica, né è solo semplicemente un’esortazione su come dovremmo vivere. Un sermone deve presentare Cristo, non solo per la conversione di un non-credente, ma anche per la santificazione, la fortificazione e l’edificazione del credente.

    Purtroppo, in molte chiese evangeliche oggi, gran parte della predicazione è che devi essere migliore. Ma l’essenza della vita cristiana non è la chiamata ad essere migliori. L’essenza della vita cristiana è vivere nella gratitudine per il Vangelo.

    In questa puntata, i pastori Gavino, Vincenzo e Mike parlano di cosa significhi predicare Cristo.

    adfontesmedia.it

    https://www.chiesapietravivente.com/it/sermoni

    https://chiesariformatafiladelfia.org/i-sermoni

  • Qui in Italia l’8 dicembre è una festa nazionale, cioè l’Immacolata concezione di Maria. Questa festa celebra il dogma della Chiesa Cattolica Romana secondo cui Maria, la madre di Gesù, è stata preservata dal peccato originale. Inoltre, la Chiesa cattolica romana insegna ufficialmente che Maria è una vergine perpetua, mediatrice e che non morì mai ma fu assunta alla celeste gloria col suo corpo e con la sua anima. Per il cattolicesimo, la mariologia non è un elemento secondario della fede, ma centrale. In effetti, il Catechismo della Chiesa cattolica romana afferma che «la pietà della Chiesa verso la Santa Vergine è elemento intrinseco del culto cristiano». Ciò significa che non ci può essere un vero culto senza la devozione per Maria.

    Ma cosa insegna la Bibbia? Cosa c’è di significativo in Maria? E che cosa ci insegna il suo ruolo nella storia redentiva? I pastori Mike, Gavino e Vincenzo parlano di quest'argomento con l'ospite speciale Leonardo De Chirico, autore del libro Maria: Una guida evangelica (Alfa & Omega, 2017).

    Il dott. De Chirico è pastore della Chiesa Evangelica Breccia di Roma, professore di teologia storica presso l’IFED, direttore della rivista “Studi di teologia” e del podcast “Reformanda Initiative”, e autore di diversi libri e articoli.

    https://www.amazon.it/Maria-guida-evangelica-Leonardo-Chirico/dp/8832990032/ref=sr_1_3?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=27NRPIWGB10U6&dib=eyJ2IjoiMSJ9.j2jBBSOdX_W7PZb1UC7mT5wv3t5yeKSWA8yAMm_lSdKYr5Xuay7IrOllFIBQmgpQwdWcPYf2M0sFoswIQmWBuHvKThBPLRQtYE8-TcPqaYewYBxWoamxg97-Zfj_tz_S85duEPFxYRUYlnxTKdPCPbDNRQHNEZZQTXbexQzU77LTVURfwjp0K8upU5rFbBMUMYENKFffRdQszWKc5cNr9-3aRiAdp-WgsPTO7DcxY2fu50qbxazMHbYIZTANLbVkqjsceQQKkZmYehD6Btr3MG6b3OF8rkzEAzm4Da550vo.FC5wXSthFv5huT1pFfWl5bxeAI-llOxScGFgYcrKSLI&dib_tag=se&keywords=de+chirico+maria&nsdOptOutParam=true&qid=1731664893&sprefix=de+chirico+maria%2Caps%2C96&sr=8-3

  • Una chiesa locale che non ha una pluralità di anziani è come un’antica città senza mura. Proprio come i bastioni e le porte fortificate aiutavano a salvaguardare una città in modo che la vita civile potesse prosperare, così anche una pluralità di presbiteri nella chiesa aiuta a preservare la vita nel regno di Dio. Una chiesa in cui il pastore è l’unico anziano o possiede la massima autorità tra i suoi leader si trova in una posizione molto vulnerabile, esposta ai pericoli del potere, della personalità e del conflitto. Basta osservare l’ascesa e la caduta di molte influenti chiese evangeliche negli ultimi anni per rendersi conto di quanto ciò sia vero. Nella maggior parte dei casi, il crollo finale è stato il risultato di una mancanza di autorità condivisa tra un gruppo di anziani.

    Il modello biblico per il governo della chiesa non è un sistema gerarchico in cui il pastore anziano è un vescovo superiore agli anziani della chiesa. Il ministero della Parola non dipende soltanto dal ministro della Parola. I cristiani non sono responsabili nei confronti di un solo leader. Invece, Cristo si prende cura della sua chiesa attraverso una pluralità di anziani. Questa responsabilità condivisa aiuta a proteggere il gregge dagli abusi spirituali e dal bullismo che potrebbero verificarsi più facilmente in una chiesa dove tutti siano responsabili verso un solo uomo.

    In questa puntata i pastori Vincenzo, Gavino e Mike parlano del presbiterianesimo è perché è importante.

    https://chiesariformatafiladelfia.org/ordinamento-ecclesiastico

  • Il cristianesimo non è una religione individualistica. Il cristianesimo è davvero personale e influenza ogni aspetto delle nostre vite personali. Ma non è mai privato o individualista. Invece è pubblico e corporativo. Quando Dio ci salva attraverso Cristo, ci porta nella comunità di Cristo e ci rende parte del suo popolo, gregge e regno. Il suo regno è manifestato nella chiesa locale. La chiesa non è solo il popolo a cui apparteniamo, ma anche il luogo in cui veniamo per adorare Dio con il suo popolo e ricevere i suoi mezzi di grazia: cioè, la predicazione della Parola e l’amministrazione dei sacramenti. Tale chiesa non è opzionale. Il Nuova Testamento non prevede una categoria per una persona che dice: “Io sono credente ma non vado in chiesa”. Biblicamente, quest’approccio non va. In effetti è un peccato. In quanto cristiani, non siamo liberi di vagare come vagabondi spirituali. Un credente senza una chiesa è un credente in difficoltà. Dobbiamo recuperare una visione biblica della chiesa locale e del significato dell’appartenenza.

    In questo episodio, i pastori Mike, Vincenzo e Gavino parlano della chiesa locale è perché è fondamentale per ogni credente.

  • Il culto settimanale è l’attività più importante nella vita cristiana, dove Dio incontra il suo popolo. Egli ci parla attraverso la sua Parola e i suoi sacramenti; noi rispondiamo con la preghiera, la confessione e il canto. Egli nutre le nostre anime, rafforza la nostra fede e ci costruisce come corpo di Cristo. Eppure, oggi, in generale, il culto evangelico è divenuto, come ha detto giustamente uno scrittore: “radicalmente informale, presuntuosamente innovato e teologicamente povero”. Tutto questo deriva in gran parte dall’abbandono di una liturgia storica e regolata dalla Scrittura. Tuttavia, questo problema non è nuovo. Infatti, durante il Medioevo, la chiesa divenne sempre più superstiziosa nel suo culto poiché seguiva i propri desideri piuttosto che il principio regolativo della sola Scrittura. Di conseguenza, i riformatori protestanti cercarono di riformare il culto, conformandolo alla Parola di Dio. Sicuramente, abbiamo bisogno di una nuova riforma dell’adorazione oggi nel nostro contesto contemporaneo. C’è un bisogno urgente di recuperare il valore della liturgia e riscoprire la nostra eredità riformata e protestante in modo che adoriamo Dio con gioia, riverenza e timore secondo la Scrittura.

    In questo episodio, i pastori Mike, Vincenzo e Gavino parlano di liturgia e di come dovremmo adorare Dio.