Afleveringen
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Dallo street food (che “nuovo” non è affatto e risale addirittura all’antica Roma!) alle grandi illusioni - il biologico, il biodinamico, il vegan, il crudismo – per arrivare al “chilometro zero”. Con questa puntata, tutta dedicata a mode e manie degli ultimi anni, il professor Grandi farà arrabbiare davvero tanti ascoltatori.
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I coreani (del Sud) ci amano e in qualche modo tentano di replicare la nostra cucina. Sofia Grandi – figlia di Alberto, buon sangue non mente – studentessa in Corea, collaboratrice del Gambero Rosso, ci parla dei piatti tipici italiani, rivisti e corretti a diecimila chilometri di distanza da noi. Finirete l’ascolto con la voglia (forse) di sgranocchiare bachi da seta.
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Dulcis in fundo il tiramisù, prototipo delle ricette italiane. L’importanza delle mamme, delle casalinghe, del “Carosello” nella costruzione della nostra cucina. E poi: il gelato, la torta di compleanno. Il caffè, che in principio si diffuse come farmaco. E il brandy, preso come esempio per riassumere vita, morte e miracoli di distillati e amari.
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Tortellini, tagliatelle. E fettuccine Alfredo, tipicità italiana famosissima nel mondo...ma praticamente sconosciuta da noi. Ne parliamo con un ospite: Luca Cesari, storico della cucina, critico gastronomico e autore del libro, tradotto in sette lingue, “Storia della pasta in dieci piatti”.
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Ha davvero una storia antichissima, ma il vino di una volta era uguale a quello cui siamo abituati noi? Cosa bevevano realmente gli antichi romani, cos’è successo alla fine dell'Ottocento, quanto incide la percezione del consumatore nell’apprezzamento del vino? Infine, abbandonate le vostre certezze sul Marsala e sulla birra. Se quanto scoprirete non vi piace...dovrete bere per dimenticare.
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Sappiatelo: il vero Parmigiano si fa nel Wisconsin. E poi, piantatela di vantarvi della tradizione millenaria della caciottina del vostro paesello! Alberto Grandi, parlando di formaggi, vi stupirà e – probabilmente – vi farà pure un po’ arrabbiare.
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La patata globalizzata, la patata osteggiata, il pomodoro di Pachino, la frutta che va consumata rigorosamente... fuori stagione. Infine, una domanda senza la quale non esisterebbe questo podcast: i nostri nonni mangiavano davvero meglio di noi?
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Quanto erano diversi i consumi alimentari, nei secoli scorsi, tra cittadini e contadini? Siamo sicuri che in passato non si mangiasse carne nelle città? Da cosa nascono alcune ricette “tipiche” dei nostri “secondi piatti”? Quanto al pesce, veniva preferito quello di mare o quello d’acqua dolce? Le sorprese, anche in questa puntata, non mancano.
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Di paste ripiene parlava già Boccaccio nel Decamerone. Allora forse, per una volta, ci troviamo di fronte a un prodotto che davvero ha, nel nostro Paese, una tradizione molto antica. Oppure no? E che dire dell’ ”orgoglio tortellinesco”, con tutte le sue diversificazioni? Quanto al riso, fino agli anni ‘50 gli italiani lo associavano all’immagine di prelibati risotti o piuttosto all’idea di un cibo da consumare controvoglia?
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L’America è stata fondamentale per la diffusione della pasta in Italia. Il fascismo non amava la pasta. Fino all’800 la pasta si mangiava con le mani. L’amatriciana non viene da Amatrice. Alberto Grandi ci accompagna nel viaggio – pieno di sorprese – dedicato a uno dei nostri prodotti più amati. Un percorso in cui si legano emigrazione, guerra ed industria.
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A quando risale, davvero, la tradizione degli “antipasti misti”? Qual era, fino all’età barocca, la successione delle portate? Ha senso richiamare la presunta tradizione di specialità culinarie risalenti a centinaia, o addirittura a migliaia, di anni fa? Scopriamo questo, e molto altro, nella seconda puntata di DOI.
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Dopo aver spiegato come, nell’Italia poverissima di inizio ‘900, sedersi a tavola non fosse affatto scontato, Alberto Grandi ci racconta la lunghissima storia del pane, intrecciata con la religione e la politica. Quanto alla pizza, scopriamo come – fino alla metà del secolo scorso – la maggior parte degli italiani non sapeva neppure cosa fosse.