Afleveringen
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Gli ultimi anni della vita di Emily Dickinson sono ritirati, ma non privi di avvenimenti, passioni, scoperte e perdite: la morte dei genitori e dell’amato nipotino Gib, l’amicizia con Thomas Higginson, la relazione col giudice Otis P. Lord, l’instancabile ricerca poetica, il legame indissolubile con la cognata Susan, musa e pubblico elettivo dei suoi versi. Tutt’altro che lontana dal mondo, anche dal chiuso della propria camera Emily Dickinson rimane in costante contatto con la vita. Continuerà a esserlo, oltre il tempo, attraverso le sue poesie.
Scritto da Sara De Simone. -
L’amore è tutto quel che c’è. L’amore è complicato. In questa terza puntata seguiremo Emily Dickinson negli anni centrali della sua vita, densi di amicizie, amori, equilibri familiari complessi e – naturalmente – di poesie. Sono gli anni in cui l’amata Susan Gilbert sposa il primogenito dei Dickinson, Austin; gli anni del salotto degli ‘Evergreens’, che la giovane poeta frequenta assieme alle menti più illuminate dell’epoca. Ma sono anche quelli che preludono al suo allontanamento dalla vita sociale.
Scritto da Sara De Simone. -
Zijn er afleveringen die ontbreken?
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La scuola, le amiche, i primi corteggiamenti, il cane Carlo, l’incontro con Susan Gilbert: ecco la
primavera della vita di Emily Dickinson. Scolara appassionata di botanica e geologia; leader
carismatica del “The Five”, il gruppetto di compagne di classe che si diverte a intrattenere con
aneddoti fantasiosi; avida lettrice di Shakespeare, delle sorelle Brontë, ma anche di romanzi rosa. In
questa seconda puntata attraverseremo gli anni della giovinezza di Emily, quelli in cui “la bella di
Amherst” – come le piaceva definirsi ironicamente – schiude i suoi petali al mondo.
Scritto da Sara De Simone. -
Emily Dickinson nasce all’alba del 10 dicembre del 1830, ed è qui che inizia il nostro viaggio. In questa prima puntata ripercorreremo insieme gli anni della sua infanzia e prima adolescenza, approfondendo le radici e i legami familiari che saranno importanti per il resto della sua vita. Sveglia, ironica, sensibile, la piccola Emily si fa già notare da parenti e amici per il suo sguardo attento sul mondo e sulla natura, di cui diviene precoce e ammirata osservatrice.
Scritto da Sara De Simone -
Nonostante la sua fama straordinaria, e i molti studi sulla sua vita e le sue opere, ancora oggi Emily Dickinson ci viene spesso raccontata attraverso stereotipi e cliché che ne impoveriscono la vicenda artistica ed umana, primo fra tutti quello della “poetessa reclusa”, autoesiliata nella casa del padre, lontana dalla vita e dal mondo. In queste quattro puntate, Sara De Simone, critica letteraria e traduttrice, ci accompagna alla ricerca di un’altra Emily: ironica, coraggiosa, selvatica, ardente. Proprio come un vulcano, tranquillo solo in apparenza.
Scritto da Sara De Simone. -
La militanza e la coerenza di Nawal Al Sa'dawi sono scomode per l'Egitto contemporaneo. Come lo sono i suoi libri, le sue iniziative, il suo corpo, con quei capelli bianchi che mostra con orgoglio e con sfida. Nawal è una figlia di Iside e di Iside ha la forza, l'alta statura morale, il portamento fiero. In questa quarta e ultima puntata vedremo come ha cercato di resistere all'odio dei suoi nemici: la odiano infatti i patriarchi, la odiano i regimi, la odiano i fondamentalisti. Ma lei è molto amata per la passione con cui parla di temi politici – tra cui la causa palestinese che appoggia con tutta se stessa – ma anche dei dolori e dei problemi quotidiani delle donne. Dall'esilio temporaneo negli Stati Uniti, ospite della Duke University, fino ai suoi ultimi anni al Cairo, la vediamo sempre in prima linea, anche a piazza Tahrir insieme a tante egiziane e egiziani che chiedevano a gran voce il cambiamento.
Scritto da Igiaba Scego. -
Firdaus è uno dei romanzi più famosi della produzione letteraria di Nawal Al Sa'dawi. Un romanzo che lascia il segno nel cuore delle persone. È ambientato in carcere, un luogo che per Nawal stessa diventerà paradigmatico, prima nel suo lavoro come dottoressa e poi da prigioniera, lei stessa, di un regime dispotico. La voce narrante di Firdaus è quella della protagonista, una sex worker condannata a morte per aver ucciso un uomo che la voleva sfruttare, che si racconta, partendo da un passato di bambina abusata e moglie maltrattata. Nawal usa termini forti per descrivere la violenza del patriarcato, e parla del matrimonio come una prostituzione legalizzata: tanto che sulla strada Firdaus troverà la sua libertà. In questa terza puntata entreremo di più nella bottega di Nawal scrittrice, il cui lavoro procede di pari passo con la militanza, sua seconda pelle.
Scritto da Igiaba Scego. -
Per Nawal Al Sa'dawi gli anni panafricanisti di Nasser furono una grande occasione da cavalcare. Come donna, in quegli anni legata alle teorie marxiste, fu fondamentale entrare nel mondo dei mestieri dalla porta principale ovvero dalla formazione scientifica. L'arte in quel tempo era ancora lontana da lei, la militanza invece si presentava già nelle aule universitarie e nella sua pratica come dottoressa. Essere donna e medico – una Tabiba – le permise di scoprire l'Egitto come mai prima. E di vederne i mali da vicino, con le sue regole spietate e patriarcali che a Nawal apparvero subito strutturali. Non serve aiutare solo una persona, una donna, ma serve destrutturare il sistema che poggia sull'umiliazione e le violenze sulle donne. Nawal fu testimone di violenze indicibili perpetrate contro le sue pazienti, in primis le mutilazioni dei genitali femminili, e da lì il suo pensiero femminista cominciò a essere non solo teorico, ma anche pratico. Sono anni pieni, questi, per Nawal, in cui tutto ciò che è stata finora confluisce nella lotta accanto alle sue sorelle. Anni cruciali per capire questa poliedrica figura di donna.
Scritto da Igiaba Scego. -
Nawal Al Sa'dawi è una delle figure più importanti e carismatiche del Novecento. Una scrittrice, una femminista, una dottoressa, una militante. Come si diventa una donna libera in un Paese come l’Egitto del Novecento, un incrocio di popoli e tradizioni, un Paese dalle mille contraddizioni, ancora in larga parte ostaggio del patriarcato, un luogo in cui una femmina che nasce in famiglia è una disgrazia? Nella prima puntata vedremo come Nawal Al Sa'dawi attraversa i cambiamenti del Paese, tra un'infanzia rurale e un'adolescenza urbana. E come per lei, donna del suo tempo, la lotta al patriarcato fosse già lotta per la sopravvivenza. Questi sono gli anni formativi in cui Nawal è diventata la lottatrice che tutti conoscono. E amano.
Scritto da Igiaba Scego. -
Un viaggio di quattro puntate nella vita e nelle opere di Nawal Al Sa'dawi, scrittrice,
militante, dottoressa, insegnante, femminista egiziana. Una donna dai mille volti e dai
mille destini, una figura tra le più carismatiche del Novecento arabo-africano. Al Sa'dawi ha sempre lottato per migliorare la condizione femminile e il mondo: lo ha
fatto con i suoi libri, come il romanzo di culto Firdaus e il saggio che fece scandalo
Donne e sesso, e lo ha fatto con ogni scelta della sua vita. Per questo è stata
incarcerata, minacciata di morte, costretta all’esilio in America, ma ha continuato a
lottare. Una donna e un’autrice da conoscere e da amare.
Scritto da Igiaba Scego. -
Gli ultimi 14 anni di vita di Lorde hanno prodotto quasi tutto quello che leggiamo noi oggi:
gli articoli e i saggi di Sorella outsider, i Diari del Cancro, l’autobiomitografia Zami. Così
riscrivo il mio nome e gran parte della sua poesia.
È una vera e propria esplosione di luce, quell’uso dell’erotico che consiste per Lorde nella
gioia profonda di fare il proprio lavoro, qualsiasi esso sia. E dopo la diagnosi di cancro al
seno e una mastectomia, il pensiero e l’azione di Lorde diventano ancora più potenti
intrecciando più fittamente tutti i fili che avevano fatto parte della sua vita.
Anche nel momento della malattia, così come ha sempre fatto, Lorde mette di nuovo a
disposizione la sua vita per farne teoria, per farne una pratica. Che sia la severa
ricognizione di una società che fa ammalare di cancro e poi colpevolizza chi si ammala, che
sia l’analisi lucida di come anche dalle donne, anche quando si ammalano, si pretenda
bellezza.
Audre Lorde muore a St. Croix, Caraibi nel 1992.
“Riconoscere il privilegio è il primo passo per renderlo accessibile a un più largo uso.
Ognuna possiede una sua particolare fortuna che la riconosca o no. E ognuna di noi a un
certo punto della vita, deve aprirsi all’interno di quella particolare fortuna uno spazio in cui
radunare le risorse di cui dispone per fare quel che va fatto.” AUDRE LORDE (1934-1992)
Di Caterina Venturini. -
In quanto Nera, figlia di immigrati, femminista, socialista, appartenente a una coppia allora
definita “interrazziale”, e madre lesbica anche di un figlio maschio, Audre Lorde si è trovata
sempre a far parte di una qualche minoranza deviante, inferiore, sbagliata.
È da questa marginalità che il suo sguardo arriva al mondo sempre radicale e antagonista,
profondamente situato nel femminismo nero “che non è il femminismo bianco con una
faccia nera”. Lorde è consapevole delle differenze cui appartiene ma sempre in dialogo con
tutte le altre, perché solo con il dialogo si fa politica e si protesta insieme e si cambia il
mondo.
Di Caterina Venturini. -
Le poesie di Lorde sono d’amore e di lotta, come recita il titolo dell’unica raccolta italiana
che comprende una scelta dai suoi libri.
Una forte miopia durante l’infanzia l’ha separata dalla realtà circostante e dalla sua stessa
famiglia, ma le ha anche regalato una visione originale del mondo che lei ha messo a
servizio dell’immaginazione necessaria sia per fare politica, sia per fare poesia.
La poesia, nella sua concezione, non proviene dal Penso dunque sono dei padri bianchi
europei, ma dalla madre nera dentro di noi che dice: Sento quindi posso essere libera.
La poesia è la più economica delle arti e non può essere un lusso, ma una necessità vitale
dell’esistenza in cui affermare sogni e speranze e svelare paure.
Di Caterina Venturini. -
Come si trasforma la propria oppressione in potere personale e lotta collettiva? Lo ha fatto la scrittrice Audre Lorde, “nera lesbica madre poeta guerriera femminista”, di cui raccontiamo in questo podcast.
Audre Lorde nasce a New York nel 1934 da una famiglia afro-caraibica che sperimenta tutte le ingiustizie dell’essere nera e immigrata negli Stati Uniti. L’infanzia ad Harlem è segnata dal silenzio e dalla rimozione di entrambi i genitori sul razzismo che duramente li colpisce. Eppure la giovane Audre trova il modo di trasformare quel silenzio in linguaggio e azione attraverso l’espressione della rabbia e della paura che diventano strumento di lotta politica.
“Senza comunità non c’è né liberazione né futuro, ma solo il più vulnerabile armistizio tra me e la mia oppressione” dice Lorde in Sorella outsider, la sua raccolta di saggi e articoli che nel 2024 ha compiuto 40 anni, ed è viva più che mai.
Di Caterina Venturini. -
“Riconoscere il privilegio è il primo passo per renderlo accessibile a un più largo uso. Ognuna possiede una sua particolare fortuna che la riconosca o no. E ognuna di noi a un certo punto della vita, deve aprirsi all’interno di quella particolare fortuna uno spazio in cui radunare le risorse di cui dispone per fare quel che va fatto.”
AUDRE LORDE (1934-1992)
Questo podcast racconta la poeta e attivista Audre Lorde, che ha fatto della sua vita e delle sue esperienze uno straordinario strumento di impegno politico e di lotta collettiva. Cresciuta in un'America di metà Novecento profondamente intrisa di razzismo, Lorde ha cercato strade di libertà e di uguaglianza, non solo per sé ma anche per le altre. E ha trovato le parole per raccontare il dolore, la passione, la malattia, la sorellanza. Le ha trovate per tutte e tutti noi.
Di Caterina Venturini. -
Il mondo di Duras è quello dello sfruttamento coloniale, dei campi di concentramento, della
bomba atomica, della follia, della condanna al dolore e alla morte. È il nostro mondo. La scrittura
non può certo affrancare dalla morte, né riempiere il vuoto di Dio. Ma è la maniera che Duras ha
trovato per approssimarsi alla totalità che sfugge a ogni comprensione. Per assecondare il suo
anelito d’assoluto: destinato, come per chiunque, a rimanere insoddisfatto.
Di Rosella Postorino. -
Duras è la scrittrice del desiderio, inteso non solo come pulsione sessuale, ma come
rivendicazione di esistenza. Il desiderio distingue ciò che è umano da ciò che non lo è. Con la sua violenza, quello erotico recide il cordone ombelicale, separa dalla gabbia della famiglia, fa
approdare a un’intelligenza nuova. Mostra alle donne le sbarre dietro cui sono rinchiuse: ha la forza di un’apocalisse, che distrugge e resuscita. È paragonato a Dio.
Si ringrazia per il contributo Ester de Miro d’Ajeta, studiosa di cinema sperimentale, che ha
realizzato a Genova l’unica retrospettiva completa dei film di Marguerite Duras.
Di Rosella Postorino. -
La madre di Duras, ossessione infantile e dell’intera esistenza, è uno dei suoi personaggi per
antonomasia. Figura mitologica, drammatica e grottesca, con la sua devozione edipica al
primogenito, la madre è scandalosa e ingiusta, come la vita stessa. L’amore materno, d’altronde, è sempre contraddittorio, perché mettere al mondo significa anche dare la morte: ce lo ricordano diverse protagoniste durassiane.
Si ringrazia per il contributo Edda Melon, francesista e fondatrice di Duras mon amour,
gruppo di studiose e studiosi italiani su Marguerite Duras.
Di Rosella Postorino. -
La scrittura è un destino che cova nell’infanzia. Marguerite Duras è nata nell’Indocina
francese ed è cresciuta tra risaie, foreste, solitudine. La sua scrittura germina tra le pietre della digache la madre aveva fatto costruire per arginare addirittura il Pacifico. Germina dal crollo di quella diga, dalla miseria, dalla follia. Come il desiderio sessuale, la scrittura è la forza centrifuga che libera dalle catene della famiglia, se non dall’infanzia.
Di Rosella Postorino. -
Il 4 aprile 2024 Marguerite Duras avrebbe compiuto 110 anni, se non fosse morta nel 1996,
consacrata nel mondo come una delle più importanti autrici del secolo. Scrittrice, drammaturga,
sceneggiatrice, regista di cinema, sfrontata opinionista sui giornali, ha attraversato il Novecento con le sue tragedie: dal colonialismo alla guerra alla Shoah alla crisi del comunismo. E ha cercato un linguaggio nuovo per raccontare la condizione umana fino all’estremo.
In questo podcast Rosella Postorino, che la legge da trent’anni, parte dai suoi personaggi e
dalle sue storie per farci entrare nel suo immaginario e rivelarne le ossessioni.
Di Rosella Postorino.