Afleveringen
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Come sostenere * ragazz* nello sviluppo delle competenze per affrontare le sfide quotidiane?
Quante volte come adulti diciamo ai ragazzi "Pensa con la tua testa!" o anche "Ragiona prima di agire!" oppure "Mettici un po’ di fantasia in quello che scrivi!"
Così facendo chiedendo agli adolescenti di attivare alcune delle loro life skills: competenze ampie, complesse, trasversali, che coinvolgono le emozioni, il ragionamento logico ed astratto, le capacità di analisi e di presa di decisone. Se è vero che le life skills sono competenze necessarie ed essenziali durante tutto il ciclo di vita, è soprattutto in adolescenza, periodo di crescita, ricerca di senso oltre che di Sé, che queste competenze hanno bisogno di essere monitorate dagli adulti, implementate e valorizzate. -
Prima ancora di nascere i bebè sanno ascoltare: nell’ultimo trimestre di gravidanza ogni bimba, ogni bimbo, ascolta le parole della mamma, impara a riconoscere i suoni, il suo cervello lavora tantissimo per memorizzare i suoni che costituiscono ogni parola. Alla nascita è in grado di riconoscere la voce della mamma.
I bambini, fin da piccolissimi adorano vocalizzare a fare conversazione. Come si fa a chiacchierare con un neonato? Esistono delle regole? Il mammese che cos'é? E a cosa serve? Come si sviluppa il linguaggio e cosa possiamo fare per accompagnare bambine e bambini in questa scoperta? E se qualcosa non funziona? -
Zijn er afleveringen die ontbreken?
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L’adolescenza è un’età in cui le regole educative e sociali vengono messe in discussione. Dopo l’infanzia, caratterizzata dalla protezione familiare, ragazzi e ragazze sviluppano una tendenza verso tutto ciò che è nuovo, e che suscita passione e desiderio di sperimentazione.
È evidente l’estrema capacità che i/le giovani hanno nel mettere in discussione le regole che con tanto impegno gli adulti hanno cercato di trasmettere loro.
Può essere utile interpretare tale tendenza alla luce dei tanti cambiamenti e conflitti interiori, che ragazzi e ragazze devono affrontare nella costruzione della propria identità personale di uomini e donne adulti/e.
Ciò determina in molti casi un atto di estrema opposizione a tutto ciò che è ritenuto giusto e morale dalle figure di riferimento.
Per gli adulti risulta quindi complicato distinguere tra una normale e fisiologica inclinazione alla trasgressività e una tendenza a commettere gravi gesti, che possano essere pericolosi per sè e per gli altri.
Del resto è proprio in adolescenza che si apprendono molti degli schemi di comportamento che verranno poi adottati da adulti.
Come possiamo capire fino a che punto la trasgressione è espressione di un desiderio di crescita e autonomia? Quando invece può essere considerata il segnale di un disagio più profondo? -
Con questa puntata di approfondimento psicopedagogico parliamo degli strumenti a disposizione dei genitori per affrontare una trasformazione di cui si parla molto. la pre-adolescenza con le prime risposte secche, sbalzi emotivi, prende avvio infatti quel periodo in cui i nostri figli e le nostre figlie non sono più piccol*, e ma nemmeno già grand*.
Comprendere i primi segnali e saper interpretare i primi cambiamenti ci aiuta a vedere il processo di trasformazione da bambino a pre-adolescente in un precario equilibrio tra diverse dimensioni: dipendenza-indipendenza, impotenza-onnipotenza, passività-aggressività, altruismo-narcisismo, in un fluttuare tra comportamenti infantili, prese di posizione e autonomie.
In queste prime evoluzioni è fondamentale che gli adulti possano riconoscere e aiutare bambini e bambine ad attraversare i momenti critici della crescita, a valorizzare le componenti mantenendo sempre aperta la comunicazione e costruendo un clima di fiducia, offrendo un modello di identificazione e di gestione emotiva positivo e costruttivo. -
Capita spesso che nel momento dell’adolescenza il dialogo tra genitori e figli diventi più difficoltoso, traducendosi a volte in silenzi reciproci, distanza e conflitto.
Quando le discussioni diventano più accese il rischio è quello di ferirsi reciprocamente. Da entrambe le parti diventa difficile mantenere la calma e si genera un atteggiamento di sfida e attacco.
Vale la pena ricordare che dietro ad un linguaggio aggressivo si nascondono difficoltà e insicurezze.
Quello che ragazzi e ragazze cercano di farci capire, è il bisogno di essere ascoltati, di essere visti, di poter sbagliare senza sentirsi giudicati. Il problema è che il più delle volte lo chiedono senza parlare, ma attuando comportamenti provocatori che mettono alla prova gli adulti di riferimento, i quali temono che la situazione possa sfuggir loro di mano.
n queste situazioni è importante tenere a mente che il conflitto non va sempre inteso come un aspetto da cui fuggire, ma una situazione in cui stare, per quanto ciò possa comportare una certa fatica. Spesso infatti può essere un’occasione di crescita da ambo le parti e una possibilità per rafforzare la relazione genitori-figli.
In che modo i genitori possono gestire tali dinamiche e atteggiamenti? Come possono comprendere pensieri, emozioni, difficoltà e insicurezze dei loro figli, quando queste non vengono espresse direttamente? -
La quotidianità accanto a bambini e bambine può essere molto impegnativa e -a seconda dell’età dei bambini e delle varie situazioni familiari e relazionali- i motivi che fanno sentire sotto pressione i genitori possono moltiplicarsi.
Crescere i figli non è semplice: alle paure e alle responsabilità che il ruolo educativo porta con sé nuova, si aggiungono anche le preoccupazioni e i problemi personali. Si può arrivare a credere di non farcela più e di non riuscire a trovare le energie o la pazienza necessarie o di non districarsi nella gestione pratica o emotiva dei figli.
Questo disagio si trasforma facilmente in insicurezza e in frustrazione, che a loro volta possono scatenare o incrementare la rabbia e l’aggressività nei confronti dei bambini e delle bambine. Per evitare di perdere completamente il controllo, di usare parole inadeguate o di passare “alle maniere forti”, in questi momenti occorre fermarsi. -
Tipicamente in adolescenza accanto alla spinta ad aprirsi verso il gruppo dei pari vi è spesso una forza che spinge in direzione opposta: il desiderio della solitudine.
La solitudine negli adolescenti è naturale ed anche necessaria per il loro sviluppo psicologico; essa ha effetti positivi, come rafforzare l’autonomia e concedere uno spazio di riflessione.
Ragazzi e ragazze hanno bisogno di trovare un equilibrio tra la vita interiore e le relazioni che contribuiscono alla loro crescita. Anche chi appare come socievole, con infiniti amici, può provare un senso di profonda solitudine. Come riconoscere allora se il desiderio di solitudine nell'adolescente è fisiologico oppure un segnale di allarme, di una sofferenza taciuta? -
Ia serata si pone l’obiettivo di aiutare genitori, insegnanti ed educatori a riflettere sulle le cause scatenanti, i bisogni e le emozioni che la rabbia nasconde, offrire strumenti per aiutare bambine e bambini a gestire -al meglio possibile- la fatica, il dolore, la frustrazione, la delusione e tutte le altre emozioni che accendono e nutrono la rabbia dei bambini e delle bambine compatibilmente con le diverse età evolutive.
Si tratta quindi di un approfondimento teorico-pratico che propone competenze teoriche e pratiche per comprendere le “ragioni” della rabbia, al fine di evitare una escalation di colpe e colpevoli, etichettamenti e dolorose e inutili stigmatizzazioni e terribili sensi di colpa. -
“Qual è l’effetto di un sistema educativo basato su premi e punizioni per i bambini?”
Col passare del tempo, il rischio è che figli e genitori si allontanino, perché i bambini e le bambine, oltre a non avere libertà di scelta, non terranno conto delle conseguenze di ciò che fanno, ma decideranno solo in base alla reazione dell’adulto.
Ma -sfortunatamente- sono davvero tante le opposizioni e i “no” dei bambini e delle bambine che quotidianamente fanno esasperare noi genitori e ci fanno sentire un disco rotto: «Sbrigatevi, che è tardi»; «Lavati le mani»; «Rimetti in ordine i giochi»; «Lavati i denti»; «Mettiti le scarpe»; «e' ora di andare a letto». E la lista poterbbe continuare a lungo, con un epilogo che spesso porta ad una sonora sgridata, alla perdita di pazienza da parte dei genitori e, in alcuni casi, a castighi e/o punizioni.
Di fronte alle sfide della crescita i genitori provano a rispondere tenendo in considerazione la propria indole, i compromessi e lo stile educativo con cui sono stati cresciuti, a volte è difficile costruire un approccio educativo sempre coerente e funzionale. Gli stili educativi genitoriali hanno effetti a lungo termine sia sul benessere psicofisico che sulla percezione del rischio, sull’autostima e sulla percezione che il bambino o la bambina ha di se. Allora quale scegliere? Scopriamolo insieme. -
È durante l'adolescenza che si costruisce l'identità di una persona e che si impara a definirsi tramite la "separazione" dai genitori. E’ importante non dimenticare che la trasgressione consente a ragazzi e ragazze di differenziarsi, di esprimere la propria unicità. Quella di provare a "sbattere le porte" in risposte alle regole familiari è una necessità che consente loro di dare una misura ai propri limiti e di poter valutare come e quando valicarli.
Ma cosa viene percepito oggi come proibito? È una questione culturale. I ragazz* e noi tutti viviamo oggi in un’atmosfera in cui a volte sono poco chiari la percezione e il senso del limite. Le meravigliose opportunità che ci offre la tecnologia a vari livelli ci permettono di fare cose fino a pochi anni fa inimmaginabili: l’equivoco, pervasivo e fuorviante, è l’idea che “tutto sia possibile”.
Tale dimensione collude con le caratteristiche tipiche della fase adolescenziale, in cui i ragazzi si sentono onnipotenti. Ma quando questo sentire non trova poi riscontro nelle loro realtà, le trasgressioni possono nascere anche come risposta ad un forte senso di malessere, delusione e insicurezza.
I genitori spesso si trovano disarmati davanti a condotte di questo tipo, le quali sfuggono dal loro controllo. La famiglia gioca un ruolo chiave in questo particolare momento e deve continuare a rappresentare una guida per il proprio figlio adolescente. I ragazz* devono infatti sentire di potersi appoggiare alle proprie figure di riferimento, nonostante gli eventuali conflitti. -
Lo scarto tra ciò che l’adolescente è nella realtà e ciò che vorrebbe essere, costituisce spesso la principale fonte di conflitto interno per i ragazz*, divenendo talvolta un vero e proprio ostacolo all’adempimento di tutti quei compiti evolutivi che caratterizzano questo tempo di vita.
In questo periodo una delle emozioni che sembra emergere tra i vissuti più dolorosi è la vergogna, la quale a sua volta genera l’ansia di essere giudicati, di non dire o fare la cosa giusta.
Il “fallimento”, nel tentativo di ottenere successo o magari nell’attirare l’attenzione di qualcuno, può creare nell’adolescente la sensazione di non essere stato accolto nel proprio valore o di aver deluso le proprie aspettative e quelle del contesto che lo circonda. Quanto più sono elevate le aspettative sociali circa le prestazioni del ragazz*, tanto più sarà facile che sperimenti la paura di sbagliare, di non essere all’altezza, e quindi la vergogna per l’esposizione di sé al giudizio altrui. -
Il periodo dell’adolescenza, con i suoi rilevanti cambiamenti corporei, comporta nuovi interessi legati alla maturazione in corso: il corpo è minuziosamente percepito, studiato, valutato, nel desiderio di scoprirlo e conoscersi. Sia il gruppo dei pari, sia gli strumenti social, diventano il luogo privilegiato di confronto con l’altro, una cassa di risonanza dove spesso si ipervalorizzano determinati standard estetici.
È in questa fase che si affacciano nuove domande e dubbi sulla propria identità sessuale, ed è a questa età che si vivono le prime relazioni affettive connotate sessualmente. Ragazzi e ragazze sperimentano la sessualità anche come strumento utile per avere conferma di sé, per costruire la propria identità sessuale e di genere, all’interno di un rinnovato contesto culturale dove le tradizionali categorie di maschile e femminile non sono più così rigidamente determinate. -
"Non è sempre così importante stabilire chi ha cominciato prima a litigare". I conflitti, il loro aspetto evolutivo... come genitori, insegnanti, educator* il tema del litigio è qualcosa con cui confrontarsi quotidianamente. Essere adulti autorevoli, capaci di accompagnare a crescere e sostenere la maturazione delle competenze individuali e delle capacità di relazionarsi è una vera sfida.
L' autostima e l’autonomia dei bambini e delle bambine possono crescere anche imparando a stare in modo costruttivo dentro i litigi. Come? Lo spieghiamo in questa intervista con la dottoressa Erica Lanzoni, psicologa e Mediatrice Familiare.