Afleveringen

  • Jassim al-Asadi, 65 anni, è uno degli attivisti iracheni più esposti sui media perché si batte per sensibilizzare sui problemi ambientali in Iraq. Infatti, dagli anni Novanta, sotto la dittatura di Saddam Hussein, le paludi mesopotamiche vennero interrate. La popolazione irachena e soprattutto chi vive nella zona di Anwar, patrimonio dell’Unesco dal 2016, circoscritta dal Tigri e l’Eufrate, ha ancora difficoltà a reperire acqua pulita e la poca che c’è è inquinata.

    Jassim al-Asadi è capo e co-fondatore di Nature Iraq, un’organizzazione no-profit irachena che si occupa di problemi ambientali, accreditata dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), la prima e unica associazione ira-chena a essere affiliata a Birdlife International e l’unica del Medio Oriente a es-sere membro di Waterkeeper Alliance. "Nature Iraq – dice al-Asadi – è stata creata per difendere, recuperare e preservare l’ambiente naturale iracheno e il vasto patrimonio culturale di biodiversità che ne deriva”.

    Nato nel 1957 nella regione centrale delle paludi mesopotamiche, “mentre mia madre lavorava alla raccolta delle piante di cannuccia per alimentare i bufali che avevamo a casa”, Jassim è stato legato alle proprie radici e alla natura fin dall’infanzia. Oggi è un ingegnere specializzato nel campo delle risorse idriche e ha lavorato a una serie di progetti e attività con la popolazione locale delle paludi meridionali durante la siccità tra il 2008 e il 2010, proponendo soluzioni adeguate. Negli ultimi dodici anni ha partecipato a numerosi incontri e conferenze internazionali sulle zone umide irachene tenutisi in Svizzera, Italia, Giordania, Turchia, Singapore ed Egitto, oltre a diversi incontri e conferenze nazionali sulle questioni relative all’acqua e alle paludi. Ha inoltre partecipato alla preparazione di studi e indagini sui villaggi verdi e sul Piano strategico per le zone umide, volto a proteggere anche i siti architettonici del Sud dell’Iraq.

    A lui è dedicata la nuova puntata de "I guerrieri del clima - Climate change Warriors", il podcast di Avvenire a della Scuola di Giornalismo dell'Università Cattolica, a cura di Laura Silvia Battaglia e degli studenti del biennio 2021/23. In questa puntata la ricerca è di Federica Farina e Niccolò Longo.

  • Simone Ficicchia, 20 anni, nasce e vive a Voghera (Pavia). Ambientalista di Ultima Generazione, diventato noto per la richiesta del tribunale di Milano – poi respinta – di applicargli la sorveglianza speciale. Per le sue azioni ha ricevuto diversi fogli di via. Capelli lunghi, occhi scuri e sopracciglia folte. Indossa spesso un giaccone grigio coperto di macchie di vernice, la stessa che lancia sulle opere d’arte per le azioni non violente contro il cambiamento climatico. Porta occhiali tondi con lenti quasi da sole e scarpe da trekking. Convinto sostenitore del metodo di Ultima Generazione, spiega che la dimensione comunitaria del movimento è fondamentale: una sola voce contro il cambiamento climatico, che si esprime con azioni “spettacolari”, un pretesto per attirare l’attenzione sul tema.
    Leonardo e Martina hanno 23 anni, hanno partecipato a diversi “blitz ambientalisti” come quelli fatti alla sede Rai di Corso Sempione (con Simone) oppure quello alla Scala. Si sono conosciuti facendo attivismo per Ultima Generazione e durante le azioni è nato l’amore.

    di Giorgio Colombo e Andrea Miniutti

  • Zijn er afleveringen die ontbreken?

    Klik hier om de feed te vernieuwen.

  • Disha Ravi è una ragazza indiana nota da qualche anno per aver subito una pena detentiva fuori misura. Creatrice del gruppo Friday For Future India si è sempre battuta per la giustizia climatica. La polizia dell’unità cyber-crimine di Delhi l’ha arrestata nel febbraio 2021 per aver diffuso su gruppi whatsapp un toolkit, ossia un identikit informatico con le linee guida per la creazione di una pagina social a favore della lotta degli agricoltori indiani. In quel periodo i conta-dini indiani stavano organizzando una serie di manifestazioni contro una riforma che avrebbe radicalmente cambiato l’attuale sistema dei mercati agro-alimentari mondiali.

    Disha è cresciuta a Bangalore e ha conosciuto fin da piccola l’effetto del cam-biamento climatico. Ad ogni forte pioggia che colpisce la città, Disha è costretta a vedere la madre in completa disperazione e la sua casa trasformata in una piscina. La sua casa, e tutte le abitazioni della città, si allagano costantemente. Ad ogni pioggia.

    Un caschetto con frangia castana, un viso dolce e gli occhi grandi, Ravi ha 23 anni e sogna di lavorare come giornalista. Per il momento Disha occupa le sue giornate con l’organizzazione delle attività di Fridays for future India.

    Definita dai media occidentali come la “Greta indiana”, riferendosi a Greta Thun-berg, nota ambientalista svedese, Disha non è sempre stata contenta di questo soprannome. Rifiuta l’etichetta di fondatrice del movimento, termine che implica l’azione di un singolo mentre FFF India – come lei ribadisce costantemente - è frutto di un intenso lavoro di gruppo.

    ricerca di Francesca Arcai

  • Winona LaDuke è un’attivista e scrittrice americana. Nata nel 1959, Winona proviene da una famiglia nativa americana. Suo padre infatti faceva parte della tribù Ojibwe stanziata nella White Earth, conosciuta come la più grande riserva indiana del Minnesota. Queste terre sono sempre state oggetto di disputa tra i nativi e il governo americano fin dal 1867. Winona fin da piccola ha conosciuto le usanze e le tradizioni dei nativi. Dopo essersi laureata in sviluppo economico rurale, è diventata preside di un liceo della White Earth. Dal 1982 combatte per far restituire agli Ojibwe l’intera White Earth: nonostante questa zona fosse stata assegnata ai nativi nel 1867, negli anni successivi compagnie di legname e altri gruppi non indiani si impossessarono di gran parte delle terre.


  • Ci porta in Egitto l’ottava puntata dei Guerrieri del Clima, il podcast di Avvenire a cura di Laura Silvia Battaglia e degli studenti della Scuola di Giornalismo della Cattolica. Protagonista della puntata, che ha visto come autori Matteo Galie' e Samuele Valori, è Gad El Rab, un egiziano classe 1966. In una delle sue rarissime foto indossa un turbante sbiadito in testa e un gilet marrone gli copre la camicia. Tre figli e due matrimoni, la sua vita è sempre stata legata agli animali e alla natura, fin da quando da ragazzo venne ammesso dagli uomini della sua famiglia alle battute di caccia. Non aveva ancora sedici anni e già si trovava a sperimentare le leggi non scritte che regolano Wadi El Gemal, la Valle dei Cammelli: un’area desertica tra il Nilo e il Mar Rosso, alle pendici delle alture Sud-orientali dell’Egitto. La caccia selettiva a cui prendeva parte vietava l’uccisione di cuccioli e mamme.

    La conoscenza approfondita del deserto lo avvicina allo scienziato Sherif Baha El Din, ricercatore di quello che nel 2003 sarebbe diventato il Parco nazionale Wadi El Gemal. Col tempo, Gad, da semplice beduino, diventa prima ranger e poi gestore dell’area naturale. Se oggi la Valle dei Cammelli conta 23 specie di mammiferi, 25 di rettili e 45 di uccelli, è stato possibile grazie al lavoro di conservazione di Gad che, con la sua esperienza, ha saputo anticipare le mosse dei cacciatori e ha salvato le specie dall’estinzione. L’altro grande nemico è stato il cambiamento climatico, aggirato con l’aiuto di Joahnnes Girardi, manager italiano che si è impegnato fin da subito in un progetto di ecoturismo che va avanti ancora oggi.

  • Yamid Alonso Silva Torres aveva 38 anni e lavorava come guardiano nel Parco nazionale naturale El Cocuy di Boyacá, in Colombia, dove era responsabile della gestione dell’ecoturismo nel settore La Esperanza. Era anche membro della Junta de Acción Comunal Vereda El Carrizal, il cui obiettivo era ed è ancora attuare azioni di ripristino ecologico nell’area di San Francisco, nel comune di Samaniego. Il 6 febbraio del 2020 Yamid è stato assassinato per essersi preso cura dei tesori naturali dei colombiani. La sua scomparsa non è un caso isolato, ma si colloca sulla scia di una serie di “morti verdi”: quelle che vedono come vittime attivisti e difensori dell’ambiente, uccisi perché schieratisi a difesa delle risorse naturali e riguardo le quali la Colombia detiene un triste primato. Gli artefici del suo omicidio erano probabilmente membri dell’ENL (Esercito di Liberazione Nazionale), per i quali la montagna di El Cocuy rappresenta la base perfetta per istituirvi la propria enclave, da cui muovere operazioni illegali, ritardando i processi di conservazione degli ecosistemi a rischio. Yamid amava la montagna su cui era cresciuto come amava la sua famiglia e i suoi tre bambini. Viveva con Dora, suo grande amore d’infanzia con cui però si era ricongiunto soltanto dopo 17 anni, il tempo del suo servizio nell’esercito e di un altro matrimonio. Nella stanza di Yamid sono rimasti pochi, sostanziali oggetti: un cappello, una ruana, una chitarra che sul retro riporta la scritta: “Dora e Yamid si amano”. Sulla mensola una cornice custodisce una fotografia: al suo interno c’è Yamid sorridente, a fianco di una laguna ghiacciata, in cima alla montagna di El Cocuy Paramo, che amava come una figlia.

  • È dedicata a Severn Cullis-Suzuki la sesta puntata di Guerrieri del clima, il podcadt a cura di Laura Silvia Battaglia e della scuola di Giornalismo della Cattolica. Nata a Vancouver nel 1979, figlia dell’ambientalista David Suzuki e della scrittrice Tara Cullis, fin da piccola si appassiona ai temi della sostenibilità ambientale. A nove anni fonda l’Environmental Children’s Organization con l’intento di sensibilizzare i propri coetanei sui problemi ambientali che in quegli anni stanno arrivando all’attenzione anche del grande pubblico. Questa esperienza culmina nel 1992 quando, a soli 12 anni, insieme ai membri del gruppo, raccoglie i fondi necessari per arrivare a Rio de Janeiro e partecipare alla prima Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo, antesignana delle Conferenze delle Parti (Cop). Oggi  ha 43 anni e vive con suo marito e i loro due figli nell’arcipelago canadese di Haida Gwaii, nell’oceano Pacifico. 

  • Da bambina, mangiava il panino direttamente nel mare della Sardegna per evitare di aspettare le ore canoniche prima di fare il bagno. Le prime immersioni subacquee a quindici anni l’hanno fatta innamorare del mare. Ed è l’amore per il mare che l’ha spinta a costruirsi una carriera interamente dedicata alla sua tutela. È dedicata a Mariasole Bianco la quinta puntata de “I guerrieri del clima”, il podcast curato per Avvenire da Laura Silvia Battaglia e gli studenti del Master in Giornalismo dell’Università Cattolica.

  • Ispirato da Greta Thunberg il giovane che ha osato sfidare Pechino per la causa del clima: è dedicata a lui la quarta puntata del podcast I guerrieri del clima, a cura di Laura Silvia Battaglia e del Master in Giornalismo dell'Università Cattolica

    Lance Lau ha quattordici anni e si è avvicinato alla causa ambientalista grazie a Greta Thunberg. Ispirato dall’attivista svedese, ha iniziato a protestare contro le politiche ambientali di Hong Kong e del governo cinese nel 2019, a soli dieci anni.

    Ogni venerdì, Lance scendeva per le strade con in mano i suoi cartelli fatti in casa, cercando di attirare l’attenzione dei passanti, informandoli sui problemi legati all’inquinamento e alle sue conseguenze sul mondo. Ma Hong Kong non è l'Europa: Lance si è dovuto, però, scontrare con l’indifferenza delle persone e con la poca conoscenza di questo argomento. Inoltre, le sue azioni sono state parecchio limitate dalle leggi restrittive sugli assembramenti pubblici, promulgate ad Hong Kong dopo le manifest zioni del 2019-2020.

    Lance Lau non ha mai organizzato proteste di gruppo, poiché sarebbero viste come azioni contro il governo di Pechino, nonostante le sue campagne riguardino l’ambiente e non la politica. Nonostante i rischi, ha portato avanti la sua battaglia e intessuto legami con altri gruppi ambientalisti nel Sud-Est asiatico. Adesso Lance vive in Inghilterra, a Brighton.

  • Aldo Leopold, ecologista, guardaboschi, scienziato e filosofo, è considerato il padre dell’ambientalismo moderno: è dedicata a lui la terza puntata de “I guerrieri del clima”, il podcast curato per Avvenire da Laura Silvia Battaglia e da studenti e studentesse della Scuola di Giornalismo dell’Università Cattolica.

    Nato nel 1887 a Burlington, nello stato americano dell’Iowa, ha dimostrato da subito la propensione a trascorrere ore all’aria aperta, nei boschi, a osservare e catalogare gli uccelli e notare gli equilibri degli ecosistemi. Proprio le ripetute uscite a caccia con il padre Carl gli hanno fatto comprendere l’importanza delle specie animali per la conservazione degli ambienti naturali. Dopo aver studiato alla Yale School of Forestry, ha lavorato nel servizio forestale di Arizona e New Mexico, dove ha sviluppato il primo piano di gestione del Grand Canyon e nel 1924 la prima area selvaggia nazionale, la Gila Wilderness Area.

    Leopold è stato il primo ad insegnare, all’università del Wisconsin, la gestione della fauna selvatica. Come direttore dell’Arboretum Committee ha studiato il ripristino del paesaggio originale del Wisconsin, precedente all’insediamento europeo.

    Leopold, che è stato tra i fondatori della Wilderness Society, per l’espansione e la protezione delle aree selvagge statunitensi, ha trasmesso la passione per lo studio della natura anche ai suoi 5 figli, tutti naturalisti. L’anno dopo la sua morte, avvenuta nel 1948 per un attacco di cuore mentre aiutava i vicini a spegnere un incendio, viene pubblicato "A Sand Country Almanac", la sintesi della sua etica della terra e della sua visione ecocentrica, in cui l’uomo non è padrone ma parte del creato in armonia con il tutto.

  • Berta Cáceres, ambientalista honduregna nata negli anni Settanta. La sua storia inizia nel 2006, quando scopre un progetto di costruzione di dighe idroelettriche sul fiume Río Gualcarque ad opera di compagnie internazionali. Non consultando le popolazioni locali prima di avviare i lavori, i costruttori avevano violato il diritto internazionale.

    Cáceres avvia quindi un’azione legale, portando il caso di fronte alla Commissione Interamericana dei diritti umani e ricevendo intimidazioni continue dalla polizia. “L’esercito possiede una lista di 18 difensori dei diritti umani da uccidere ed il mio è il primo nome", commenta Cáceres ad Al Jazeera nel 2013. Triste profezia: viene assassinata la notte del 2 marzo 2016 da alcuni uomini armati durante un'irruzione in casa.

  • Molly Burhans, 34 anni, è una cartografa e attivista newyorkese impegnata nella difesa dell’ambiente. Le sue attività non riguardano soltanto raccogliere dati geografici, statistici, economici, politici e culturali al fine di disegnare cartine, ma anche di impiegare gli stessi per costruire un racconto.

    È dedicata a lei la prima puntata de "I guerrieri del clima - Climate change warriors", il podcast di Avvenire a cura di Laura Silvia Battaglia e degli studenti del biennio 2021/23 della Scuola di Giornalismo dell'Università Cattolica.

  • I guerrieri del clima è un podcast di Avvenire, a cura di Laura Silvia Battaglia e degli studenti praticanti del biennio 2021-2023 Scuola di giornalismo dell'Università Cattolica di Milano, che racconta le piccole grandi storie di chi ha fatto la storia dell’attivismo climatico, e perché ha deciso di battersi per un pianeta migliore di quello che rischia di diventare.
    Donne e uomini, giovani e non, figure note e meno note.