Afleveringen
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Su questo brano del Vangelo bisogna avere le idee chiare per evitare di credere che il regno, di cui parlava Gesù davanti a Pilato e per cui fu condannato a morte, sia un regno unicamente spirituale, senza alcun risvolto temporale e alcuna incidenza sulla storia umana. Già questa festa, quando fu istituita, suscitò qualche obiezione. Il termine “Cristo re” non piaceva e non piace molto all'opinione pubblica di oggi, sia perché evoca tempi di monarchia da noi superati, sia perché richiama l'immagine dell'uomo - suddito. Il regno di Dio non è stato inaugurato con una dominazione militare, ma con l'arresto del suo re. Non è stato imposto con una solenne cerimonia, ma con un condannato a morte di croce. Cristo è fuggito quando lo cercavano a furor di popolo per farlo re, e si è dichiarato di essere tale davanti a Pilato, prigioniero e in balìa degli altri: “Io sono re”. Ma sappiamo perfettamente la sua idea: “I re dalla terra dòminano. Chi vuole essere il primo diventi l'ultimo, il servo di tutti”. Pilato capì che Gesù non negava la sua regalità. Ne fu più che convinto da giustificare il motivo della condanna a morte del Nazareno. Di fronte alla disapprovazione dei giudei, indispettito di come erano andate le cose, rispose: “Ciò che ho scritto, ho scritto”. Questo a conforme a quanto Gesù gli aveva detto precedentemente. “Tu lo dici: io sono re. Per questo sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità”. Di fronte alla mentalità giuridica e politica, Gesù rivela una funzione del tutto superiore, diversa, trascendente: la funzione di rendere testimonianza alla verità, alla verità che è fondamento di tutto. Ossia vuole portarci alla conoscenza, alla comunione con il Padre suo. “Per questo è nato, per questo è venuto” e per questo ha consumato tutta la sua vita, per rivelare il volto del Padre. “Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. In questo modo, davanti ai capi religiosi e politici, si introduce il vero re, che dirige la storia e questi è Gesù, il Nazareno. Nel suo essere innalzato sulla croce ci mostra l'amore del Padre, attira tutti a sé, vincendo il capo di questo mondo. I nemici che lo vogliono morto, sono strumento involontario e inconsapevole della sua regalità. Lo metteranno sul trono, tra il cielo e la terra, dove si rivelerà sovrano su tutti, perché offre la sua vita per tutti.
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In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». -
Zijn er afleveringen die ontbreken?
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Il tema del Vangelo di oggi, la risurrezione dai morti, è introdotta dai sadducèi con l'insidiosa richiesta di un parere a Gesù. Questi appartenevano alle classi più elevate. A differenza dei farisei e degli scribi, non credevano alla risurrezione dei corpi alla fine della storia. Ed è appunto su questa negazione che basano la loro difesa. A Gesù espongono un episodio, vero o inventato, di una donna che successivamente veniva presa a moglie da sette fratelli. “Questa donna, nella risurrezione, di chi sarà moglie?” Nella sua risposta ai sadducei, Gesù nega prima di tutto la necessità del matrimonio nell'altra vita. Non è più necessario, perché i “risuscitati” vivono. Non si tratta, infatti di portare con sé, nella risurrezione, la propria moglie o altro. Secondo Gesù la prospettiva che si apre oltre la morte è qualcosa di totalmente nuovo, che si può raffigurare solo “agli angeli, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio”. Poi afferma la realtà della risurrezione che essi negavano. Per questo si richiama al brano biblico del roveto ardente, nel quale il Signore si rivela a Mosè, come il “Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”. Se è così: “Non è Dio dei morti, ma dei vivi, perché tutti vivono” alla sua presenza. Anche se Gesù afferma decisamente la risurrezione dei morti, non ci rivela il modo e le condizioni della sopravvivenza; il loro mistero rimane integro. Tuttavia, una cosa è sicura: sarà certamente vita, anche se diversa da quella presente, poiché non si tratta di un prolungamento di questa attraverso la rianimazione di un cadavere. Come dice la liturgia in un prefazio dei defunti: “Ai tuoi fedeli, o Signore, la vita non è tolta, ma trasformata”. Alla luce della risurrezione del Signore il credente sa che la morte non è la fine del cammino, ma la porta che viene aperta per la liberazione definitiva con Cristo risorto. Grazie a lui, l'uomo è un essere per la vita.
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In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi - i quali dicono che non c'è risurrezione - e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: "Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello". C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: "Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe". Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda. -
Nell'area sacra del tempio di Gerusalemme era invalso l'uso di un vergognoso commercio. Si facevano compre e vendite circa la materia delle offerte e dei sacrifici. E' da supporre che si verificassero scandalosi abusi. Dopo il lamento sulla città, Gesù entra in Gerusalemme, sale al tempio e “comincia a scacciare i venditori, dicendo: sta scritto: la mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!” E' bene che non ci facciamo illusione: il tempio deve essere conservato puro. La vicenda di Dio nel mondo rimane santa; e poiché il tempio non è soltanto il tempio di pietre - noi stessi siamo il tempio di Dio - il gesto di Gesù ci riguarda personalmente circa la santità con cui dobbiamo circondarlo e custodirlo. Pur non togliendo nulla a quanto Gesù ha compiuto, è doveroso fare un'altra considerazione. Il gesto di scacciare i venditori dal tempio non è giustificato da nessuna disposizione della legge che sarebbe stata violata, essendo pienamente legittime le attività commerciali e finanziarie che si svolgevano nel cortile esterno. Per questo diventa un segno profetico che annuncia la fine del luogo prestigioso dell'antica alleanza. Il velo del tempio si squarcerà da cima a fondo nel momento in cui Gesù morirà sul Golgota. Gesù stesso sarà il tempio della nuova alleanza, consacrata nel suo sangue. La casa di Dio può e deve avere un'altra destinazione. E' ciò che il Maestro comincia a fare: “Ogni giorno insegnava nel tempio”. Vi troviamo in ciò un richiamo di una antecedente profezia: “Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate”. Il brano evangelico si chiude con questa annotazione: “I sommi sacerdoti cercavano di ucciderlo. Tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell'ascoltarlo”. L'inimicizia che sta suscitando, costruirà il tempio, dove il Padre ci attende. Sono le meraviglie del Signore, che cambia in bene il male che l'uomo si procura con le sue stesse mani.
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In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: "La mia casa sarà casa di preghiera". Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell'ascoltarlo. -
Vari elementi hanno concorso alla istituzione della festa odierna della Vergine. Il Protovangelo di Giacomo, uno scritto apocrifo, non riconosciuto come testo ispirato e perciò non annoverato tra i libri della sacra Bibbia, ci narra della nascita di Maria santissima da Gioacchino ed Anna a Gerusalemme, in una casa non lontana dal tempio. Aldilà della verità storica di questa notizia è emersa una bella considerazione teologica: Maria è la figlia di Sìon, associata al tempio. Altri apocrifi ci offrono quadri di vita domestica della Madre di Gesù, tutta intenta ad adempiere in lei la promessa fatta all'Angelo di essere la Serva del Signore. Alcuni autori sacri ne hanno tratto motivo per presentare la vergine Madre come modello di vita consacrata. La presentazione al tempio, questo mistero gioioso che oggi ricordiamo, ci appare quindi come una vera e propria consacrazione al Signore. Maria viene offerta a Dio e Dio ce la ridona come madre di tutti i credenti. Il vangelo di oggi esaltando Maria come la donna dell'"ascolto", di colei che, per tutta la vita, si è impegnata a compiere solo la volontà di Dio, “eccomi - aveva detto all'Angelo - sono la serva del Signore. Si compia in me secondo la tua parola”, ci esorta a diventare a nostra volta umili e docili ascoltatori ed esecutori della stessa parola di Dio. Ciò ci consentirà di realizzare in noi una intimità di comunione con Cristo simile a quella che Maria ha goduto, dando alla luce il Salvatore del Mondo. “Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre”. Lei, la Madre, il tempio di Dio, accoglie il Verbo che si fa carne, noi incarniamo la Parola nella nostra vita.
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In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli.
Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti».
Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».
Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».