Afleveringen
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L’ecclesialità trascende l’individuo e offre ad ogni membro la capacità di vivere nella verità. La verità ecclesiale è sostanzialmente la vita nella verità, cioè a diremai una conoscenza astratta e teorica, ma un mododi essere in relazione personale. La sobornosť superala nozione di verità come razionalità astratta. L’uomoche vive nella verità non si distanzia dall’oggetto dellasua conoscenza; egli si fa uno con l’oggetto; egli vivenella verità. La verità non è donata che nell’unione,quando ci si libera dai limiti della propria individualità. Ma questa uscita fuori da sé si compie non inun vuoto metafisico, ma nella pienezza ecclesiale. Inquesto senso l’ecclesialità è la cattolicità ( sobornosť ), come comunione con la vita vera e universale del Corpo di Cristo.
https://www.academia.edu/51183189/La_Sobornos%C5%A5_tra_organismo_visibile_e_realt%C3%A0_interiore_della_Chiesa
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The present essay focuses on the Russian theologian Sergej Bulgakov’s two main cornerstones: Time and Cosmos. During the dissertation it will become clear that these two major themes are, in brief, the Participation of the Almighty, Omnipotent, in the here and now of Creation. These two major themes represent the pillars of the mystery of God who reveals Himself in the act of Creation. From the reading of this essay it is clear that Bulgakov’s lecture remodulates the possibility of the theological saying, although without becoming independent of the apophatic traits of the Eastern (Orthodox) Christian theology.
https://www.academia.edu/49259461/Creation_in_time_and_eternity_according_to_Sergeij_Bulgakov
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Zijn er afleveringen die ontbreken?
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Il mistero della sofferenza e della croce è un mistero che lega Dio all’uomo, e nello stesso tempo l’uomo a Dio. Riflettere teologicamente sul senso della croce significa ritornare al kérigma fontale dell’intera cristianità: «quando sarò innalzato attirerò tutti a me» . Fin quando questo annuncio profetico non sarà realizzato pienamente, l’annuncio della buona novella resterà incompleto.
Com’è stato sottolineato da Giovanni Paolo II, dal legno della croce: «Cristo grida, tuttavia l’uomo difficilmente percepisce la sua voce perché noi non riusciamo a trasmettere parole concordi. Ascoltiamo insieme l'invocazione degli uomini che vogliono udire integra la Parola di Dio. Le parole dell'Occidente hanno bisogno delle parole dell'Oriente perché la Parola di Dio manifesti sempre meglio le sue inesplorate ricchezze».
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A detta dei pensatori russi la dignità dell’uomo si sostanzia nel fatto che egli è persona. Alla luce di questo assunto il male è nemico della persona e proprio per questo è capace di distruggere l’essere. Quanto detto costituisce il medium interpretativo per comprendere Vladimir Losskij quando afferma che il peccato è «una caduta dalla persona alla natura», o ancora «la confusione della persona e della natura».
Mentre la persona si costituisce in relazioni d’amore, il peccatore si sclerotizza in un solipsismo egoistico ed esclusivo. L’insegnamento dei Padri riguardo l’opposizione tra philautia e carità, sottolinea il nostro autore, sarà ben assimilato nella tradizione russa .
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Il termine cuore nella teologia di Špidlík non indica mai una sola facoltà, ma assume la portata di simbolo che si riferisce all’uomo intero dentro la dimensione agapica in cui vive e tesse relazioni autentiche. In questa prospettiva il cuore inscrive nella propria valenza simbolica la totalità della persona umana e del suo relazionarsi con Dio, gli altri, il mondo, e la preghiera del cuore nel cammino spirituale arriva a essere una disposizione stabile dell’uomo, perché tutto l’uomo si elevi verso Dio.
È proprio la mistica del cuore, posta come nucleo della relazione tra persona, Dio e cosmo, a porre le fondamenta su cui il nostro autore costruisce il ponte teologico spirituale che avvicina l’Oriente alle questioni cruciali dell’ Occidente, e nello stesso tempo permette un movimento di incontro e dialogo.
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La riflessione teologica cristiana si è appropriata e ha sviluppato il motto scolpito sul tempio di Delfi, trasmesso a noi da Socrate: Conosci te stesso. È da questo contesto, dice Špidlík, che muovono i presupposti della famosa omelia di Basilio su un passo del Deuteronomio (15, 9): «fa’ attenzione a te stesso». La conoscenza di te stesso ti condurrà a ricordarti di Dio. In questa linea, Gregorio di Nazianzo scrive: «conosciti, amico! Conosci la tua origine e la tua natura. Questa è la via dritta per pervenire alla bellezza del modello originario». Ancora una volta Špidlík si mostra autorevole maestro capace di far dialogare tra loro i Padri della genuina tradizione ecclesiale .
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Il vedere come il sentire danno accesso a un’esperienza che giustifica la plausibilità di conoscere in maniera piena e cosciente. La pari dignità del vedere e dell’ascoltare, nell’atto come nella testimonianza della fede, è provata nel Nuovo testamento; anche Gesù è presentato come colui che, ha “visto e udito” il Padre suo cui rende testimonianza. La contemplazione è la conoscenza religiosa che riesce a scorgere il lógos theótelés, la finalità che sottende il senso ultimo delle cose, ciò per cui esse sono state fatte. Due sono le condizioni indispensabili di questa contemplazione: l ’illuminazione divina e la purezza morale.
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Per parlare compiutamente di libertà dobbiamo prima vedere cosa ne comporti la privazione . La tradizione patristica, fa notare Špidlík, declina la propria riflessione sul peccato su due versanti: per un verso, in linea con il dato scritturistico, presenta lo stato del mondo come immerso nel peccato, forza caotica e orribile; sovente personificato nella figura del Tentatore, del Maligno, dall’altra, taluni scritti dei Padri assumono come loro intento precipuo la reazione contro il dualismo e, conseguentemente, dichiarano il male come non-essere, come privazione del bene, come un morbo di cui si auspica la guarigione .
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Špidlík sovente rimarca come l’antropologia dei Padri sia nettamente personalista ; cosa infatti differenzia l’uomo da tutto il resto del cosmo, se non la sua creazione a immagine e somiglianza? .
Così per i Padri il mistero della persona umana riflette il mistero di Dio, per questo la persona è irriducibile all’individuo e alla natura.La persona non è conosciuta solo attraverso i suoi atti, ma anche attraverso lo stato del suo cuore, negli startsi russi era sovente riscontrare il dono della kardiognosía , cioè il dono della conoscenza del cuore.
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Se l’integrità dell’uomo risiede nel cuore purificato dalla preghiera, nell’azione liturgica la comunità ecclesiale mostra il suo carattere comunitario . A detta di Gregorio di Nazianzo, sottolinea Špidlík, «solo il puro è capace di conoscere chi è puro, simile a lui» . Platonici, stoici, cristiani, insistono sulla necessità di purificarsi per avvicinarsi a Dio, e le stesse religioni antiche conoscevano le purificazioni rituali.
Nell’esperienza credente biblica, che ravvisa nella creazione intera la bontà, la nozione di purezza tende ad assumere caratteri interiori e morali . Anche il cristianesimo conosce dei riti di espiazione e di purificazione finanche sacramentali; del resto ogni preghiera detiene una dinamis purificatrice che trova il proprio culmine e radica il proprio fondamento nella parola e nel sacrificio di Gesù .
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L’insegnamento dei Padri, ci ricorda Špidlík, concordemente a quello degli stoici ravvisa un legame tra la dotta ragione e l’apatia, ma nella misura in cui l’apatia cristiana è portatrice di un suo proprium, così anche la gnosi a cui perviene differisce dalla scienza meramente umanistica .
Secondo Evagrio, «l’impassibilità ha per figlia la carità» e «la carità è la porta della scienza naturale, alla quale succede la teologia, e, al termine la beatitudine» . Sicchè l’apatia, ben lungi da ripiegamenti solipsistici, ravvisa il suo fine ultimo nella restaurazione dell’immagine di Dio: solo quando si lasciano decantare le passioni che sporcano il suo splendore, allora si riesce a scorgere nella persona il luogo di Dio.
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Saper far rinuncia delle impressioni sensibili inerisce pienamente al dinamismo apofatico, che attraverso la notte dei sensi conduce alla sommità della conoscenza spirituale, in cui e per cui la portata sensoriale della nostra persona viene trasfigurata e cristificata. Mentre il pénthos può essere considerato come una compunzione perpetua e generale, la penitenza estende la sua dimensione alla persona . Mentre la metanoia non ha bisogno di emozioni, il pénthos, come osserva Irénée Hausherr, maestro di Špidlík, è il nome di tutte le emozioni sante .Il pénthos genera la purificazione del cuore e offre alla persona la possibilità di avere accesso alla contemplazione.
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Conoscere significa quindi entrare in relazione e questo significa che la conoscenza si dà sempre in una forma personale, vitale; ed il luogo di questa relazione è il cuore: luogo in cui trascendenza ed immanenza si toccano. Ma perché questa relazione sia autentica bisogna che il cuore sia purificato ed è nel rapporto praxis-théôria che avviene per l’uomo la purificazione dalla tensione autoreferenziale del possesso.È nella praxis che il cuore purificato accede alla contemplazione.
Il pénthos dona all’uomo la consapevolezza di appartenere al mondo e nello stesso tempo di trascenderlo in una conoscenza che è dischiusa dalla pura carità. Il pénthos opera nell’uomo con una potenza tale da affermare che nulla, neanche il peccato, sfugge alla Provvidenza, nulla è abbandonato alla forza caotica del peccato. La vita dell’uomo nuovo, redento da Cristo, è una vita monotropa; una vita cha ha ricevuto da Dio la forza di sconfiggere il peccato. L’esperienza monastica costituisce un caso paradigmatico di vita monotropa, giacché il monaco è chiamato, là dove vive, a vivificare la tradizione nella storia della sua vita; per questo è capace di vivere in un’unità che costituisce lo sviluppo integrale della persona.
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La teologia del cardinale Tomáš Špidlík, si fa amore per la sapienza che addiviene a una conoscenza intellettuale e che coinvolge l’uomo nella sua totalità. Essa inoltre promana dalla dimensione ecclesiale, in quanto è nel contesto mistico di Cristo – il suo corpo, appunto – che assume la capacità di esprimere, comunicare e interpellare in maniera sempre inedita e attuale le parole e i gesti del Messia. Nella misura in cui l’unione della mente nel cuore reinstaura la nostra natura caduta, indica nella sua anticipazione prolettica del tempo a venire una realtà escatologica.
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La teologia per Špidlík promana da una relazione vitale con il Dio Tripersonale, ciò evita alla sua riflessione teologica di ripiegare in astrattismi sul dato rivelato della fede. Siamo confortati in tale intendimento anche dal parere del padre Richard Čemus, che addirittura afferma come foriere dell’unità tra gli uomini non le idee astratte, ma le relazioni interpersonali e libere tra gli uomini.
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È proprio la fedeltà a Dio e all’uomo che rende possibile la storicizzazione del dirsi della fede anche in Špidlík. Su questo tema si soffermerà la riflessione estetica del nostro autore soprattutto nella raccolta di contributi dal titolo, Alle fonti dell’Europa. In principio era l’arte. Ancora una volta in Špidlík si dimostra che il suo pensiero spirituale sui sentimenti e sui pensieri purificati dal cuore non siano estranei alla dialettica fede-ragione, al contrario offrano un asilo sicuro in cui queste due istanze possono e devono incontrarsi. Ancora una volta Špidlík si pone in linea con la tradizione patristica che definisce fin dalle origini la vita spirituale come la vita nello Spirito Santo. Il cristiano visitato dalla presenza divinizzante dello Spirito s’arricchisce progressivamente d’una conoscenza che è spirituale. Questa conoscenza secondo l’insegnamento di Teofane il Recluso è l’opera dello Spirito che risiede nel cuore e che palesa con evidenza, nei sentimenti spirituali, tutto come integrità del cuore. Il sentimento del cuore si risolve in una intuizione-totale nella quale tutte le facoltà umane, fra cui eminentemente la fede e la ragione, collaborano in sinergia.
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La teologia per Špidlík promana da una relazione vitale con il Dio Tripersonale, ciò evita alla sua riflessione teologica di ripiegare in astrattismi sul dato rivelato della fede. Siamo confortati in tale intendimento anche dal parere del padre Richard Čemus, che addirittura afferma come foriere dell’unità tra gli uomini non le idee astratte, ma le relazioni interpersonali e libere tra gli uomini.
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L’opera di Špidlík, frutto di scrupolosa ricerca e profonda riflessione, rende ai lettori sul piano spirituale e teologico un pensiero di attuale incisività culturale e di grande afflato ecumenico, al centro del quale si trova l’esigenza di una visione integrale e sarà proprio il cuore a rappresentare simbolicamente l’integrità dinamica di tutto l’uomo.La theologia cordis di Špidlík è una teologia integrale, e come tale abbraccia le tre dimensioni principali su cui si declina la teologia: la simbolica, l’ascetica e l’estetica. Qual è allora il centro su cui convergono? Sicuramente Dio e la vita in Lui; nello stesso tempo va sottolineato che le direttrici irradianti su cui si muovono sono i canali dell’inculturazione del dialogo con la società e la cultura contemporanea.
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Tomáš Špidlík, è uno dei profeti del nostro tempo, un giovane che cresce circondato dalle macerie di un Europa stretta tra l’occupazione nazista e l’avanzata sovietica. Nasce il 17 febbraio 1919 a Boskovice, dopo il diploma si iscrive presso la Facoltà di Filosofia dell’Università di Brno per studiare latino e letteratura ceca, ma i rivolgimenti bellici stroncano presto la sua carriera universitaria. Nel 1939, in seguito dell’occupazione nazista, le università vengono chiuse. Špidlík comincia a lavorare in fabbrica. In questo contesto il nostro giovane autore matura la vocazione religiosa. Nel 1940 entra nel noviziato dei gesuiti a Benešov, due anni dopo il noviziato viene occupato dai nazisti sicché tutti i novizi vengono trasferiti a Velehrad, in Moravia.
Il 24 settembre 1942 Tomáš Špidlík emette i voti religiosi; dallo stesso anno fino al 1945 studia filosofia a Velehrad, ma i rivolgimenti bellici imporranno al Nostro di alternare l’impegno intellettuale con i lavori forzati imposti dai soldati tedeschi prima, da quelli romeni in seguito e infine da quelli russi. Terminati gli studi filosofici, Špidlík diviene prefetto nel liceo di Velehrad nel biennio che va dal 1945 al 1946 in cui insegna la lingua ceca e quella russa.
Finita la guerra il nostro autore si reca nei Paesi Bassi, a Maastricht per continuare lo studio della teologia; nella città olandese verrà ordinato sacerdote, ma non gli sarà consentito il ritorno in patria dove il golpe del febbraio 1948 ha portato al potere il partito comunista che nel 1950 sopprime le congregazioni religiose.
Dopo il percorso di studi a Maastricht Špidlík, passa provvidenzialmente a completare la propria formazione a Roma, presso il Pontificio Istituto Orientale; davanti ai suoi occhi si apre lo scrigno dei tesori dell’Oriente Cristiano e slavo. Su questo scrigno il nostro gesuita profonderà un numero copioso di saggi e articoli che comporranno la mole della sua bibliografia.